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Rarefazione del tessuto osseo conosciuta come Osteoporosi

Rarefazione del tessuto osseo conosciuta come Osteoporosi

L’osteoporosi è una rarefazione del tessuto osseo che comporta una minore resistenza dell’osso e un maggior rischio di frattura. 

Colpisce più di 75 milioni di persone nei paesi industrializzati (USA, Europa e Giappone). 

Dal punto di vista fisiopatologico comporta una diminuzione della densità e della qualità ossea.

L’osteoporosi è silente, non comporta disturbi avvertibili dal paziente, (fino all’insorgenza delle fratture a volte spontanee), ma è stata riconosciuta dall’OMS come una malattia vera e propria poiché causa più di 8,9 milioni di fratture ogni anno in tutto il mondo, con rischio di morte per fratture da osteoporosi stimato nell’ordine dal 30 al 40% nei paesi sviluppati, molto vicino a quello per la malattia coronarica. 

L’osteoporosi non è solo la causa principale di fratture, è anche la principale malattia che causa allettamento e altre gravi complicazioni.

L’osso è un tessuto connettivo la cui matrice glicoproteica ha subito una calcificazione mediante il deposito di fosfato di calcio.

L’ossificazione è dovuta ad un continuo riequilibrio omeostatico tra costruzione e distruzione dell’osso, in questo modo la struttura viene modificata per conformarsi al carico da sopportare. 

Le cellule che governano l’ossificazione sono di due tipi: gli osteoblasti per la costruzione e gli osteoclasti per la distruzione, entrambi hanno un’origine comune dalle cellule staminali immunitarie della serie monocitica/macrofagica, questa è la chiave per comprendere la fisiologia della perdita ossea e la conseguente terapia.

Durante il rimodellamento dell’osso normale, le cellule staminali presenti nel midollo osseo e i linfociti T attivati, producono il mediatore RANKL, che si lega al recettore di membrana RANK presente su cellule di precursori degli osteoclasti e induce sia la loro differenziazione che l’attivazione. Questo avviene attraverso il fattore nucleare kappa B, il mediatore che attiva non solo gli osteoclasti ma anche la risposta infiammatoria del corpo ed esprime la sua attività tramite IL-6. 

A sua volta, l’attività degli osteoblasti è maggiorata da mediatori derivati dall’attività degli osteoclasti. 

Questi meccanismi sono sotto il controllo sistemico dell’ormone paratiroideo e della vitamina D, che deve essere metabolizzata nella forma attiva (calcitriolo), dagli enzimi chiave che sono espressi nel fegato, reni e molte altre cellule. 

Lo sbilanciamento dell’osteogenesi verso attività osteoclastica, a danno degli osteoblasti, avviene sia con la carenza di estrogeni data dalla menopausa, che con l’infiammazione cronica generale o intestinale, in entrambi i casi il corpo è incapace di limitare la produzione di RANKL indotta dai linfociti T tramite le citochine infiammatorie. 

Un altro aspetto è la carenza di vitamina D che attraverso l’interferone γ frena il RANKL e gli osteoclasti.

In definitiva la maggior causa del riassorbimento osseo è sia l’aumento del generale livello di citochine pro-infiammatorie in cui l’intestino gioca un ruolo importante, sia lo stress ossidativo che peggiora lo stato infiammatorio, sia la predominanza dei linfociti TH1. 

I fattori di rischio sono: età, sesso, (nelle donne aumenta con la menopausa), uso di cortisonici, fratture precedente, una storia familiare di fratture, l’inattività fisica, alcolismo e il fumo, uso di farmaci come: cortisonici, immunosoppressori, metotrexate, inibitori di pompa protonica, antidepressivi, anticonvulsivanti. 

Aumenta in alcune malattie come diabete, Cushing, ipertiroidismo. 

Alcuni di questi fattori di rischio sono parzialmente o totalmente indipendenti dalla densità ossea media e devono essere utilizzati per definire il rischio di frattura.

CONSEGUENZE 

La principale è data dalle fratture i siti principali sono: la colonna vertebrale, l’anca, l’avambraccio e l’omero prossimale. 

Le fratture all’anca presentano la più grande morbilità e mortalità e danno origine ai maggiori costi diretti per i servizi sanitari. La loro incidenza aumenta esponenzialmente con l’età.

L’osteopatia sotto questo profilo è un ottimo coadiuvante per mantenere in buona efficienza il sistema osseo e muscolare